Quella volta che Pelé riuscì a unire Genoa e Samp

Quella volta che Pelé riuscì a unire Genoa e Samp

Quella volta che Pelé riuscì a unire Genoa e Samp

Pelé. Foto: Instagram

Sono stati spesi fiumi di parole per ricordare Pelé. O Rei, il calciatore più forte della storia insieme a Maradona e Messi, se n’è andato a 82 anni, dopo aver portato tre volte il suo Brasile sul tetto del mondo.

Io, Pelé, non l’ho mai visto giocare. Eppure mio papà ha voluto farmelo conoscere: mi ha sempre parlato di lui, descrivendolo come un talento sovrumano e mostrandomi i filmati dell’epoca.

Milioni di padri hanno fatto lo stesso con i loro figli, tramandando la leggenda di Pelé per intere generazioni.

Nel giorno della sua morte ho letto un post su Facebook di una pagina, La Ragione di Stato, che centra perfettamente nel segno:

Pelé insieme ai giocatori del Genoa. Foto Instagram

Pelé è stato il più grande atto di fede creato da quella grande religione che è il calcio. Perché, pur non avendo visto, abbiamo sempre indubitamente creduto in lui. E anche se non saremo beati per questo, non possiamo non dire che l’Antico Testamento di questo pazzo gioco che comanda le nostre vite finisce stasera.”

Pelé, il Dio del calcio dell’Antico Testamento che riuscì addirittura ad unire Genoa e Sampdoria. Già nel 1969 le due squadre di Genova erano divise da un’accesa rivalità sportiva. Ma quando arrivò in Liguria Pelé, durante un ritiro con il suo Santos, accadde la magia: Genoa e Sampdoria si unirono in una sola squadra, indossando i colori della bandiera di San Giorgio, per poter disputare un’amichevole contro il Santos di O Rei.

Al Ferraris, davanti allo stadio gremito di tifosi arrivati da ogni angolo della città, finì 7-1 per il Santos: contro un campione del genere non c’era partita. Il risultato, però, quel giorno contava davvero poco: per un giorno la città si fermò per ammirare da vicino – e omaggiare – la leggenda del calcio.

Con questo ricordo in salsa ligure anche noi della redazione del Blog abbiamo voluto ricordare il grande Pelé.

A cura di: Tommy Imperato

 

Credits foto in copertina: Instagram

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